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La riduzione della funzione polmonare, intesa come riduzione dei principali parametri misurati attraverso i test di funzionalità respiratoria, ha da sempre rappresentato uno step di fondamentale importanza nella valutazione del paziente in ottica di prevenzione ed eventuale correlazione con mortalità e comorbilità. A tale proposito un interessante lavoro di Cestelli et al. pubblicato su Respiratory Medicine ha analizzato l’associazione tra la riduzione della funzione polmonare (nello specifico il FEV1 e l’FVC come principali parametri funzionali misurati) e la mortalità per cause specifiche, con un particolare focus su una coorte di uomini norvegesi seguita per 26 anni. Lo studio è stato condotto su 26.091 uomini di età compresa fra 30 e 46 anni provenienti da un’indagine sulle pneumoconiosi condotta dal 1988 fino 1990 in Norvegia e seguiti in follow up per 26 anni.
Nello specifico la riduzione del Volume Espiratorio Massimo nel primo secondo (FEV1) è risultata significativamente associata a un aumento della mortalità per cause respiratorie, in particolare nei soggetti con un pattern ostruttivo. I soggetti con un pattern spirometrico “restrittivo” caratterizzato da riduzione della Capacità Vitale Forzata (FVC), hanno mostrato un’associazione significativa con cause di morte extrapolmonari, in particolare malattie cerebrovascolari, tumori ematologici, ma soprattutto col diabete mellito. Questo suggerisce che fattori sistemici, come alterazioni metaboliche e nutrizionali durante le prime fasi della vita, potrebbero influenzare lo sviluppo della funzione polmonare e contribuire all’insorgenza di patologie extrapolmonari. L’aumento della mortalità cardiovascolare, invece, è associato alla riduzione di entrambi i parametri funzionali, ma la riduzione della FVC ha mostrato un’associazione più forte con i decessi per diabete e malattie cerebrovascolari rispetto al FEV1. Il lavoro ha confermato i tanti studi presenti in letteratura su una correlazione fra fumo di sigaretta e ridotta funzione polmonare/aumento mortalità nei soggetti fumatori, mentre il pattern restrittivo spirometrico era maggiormente associato alla mortalità per cause extrapolmonari e nei soggetti non fumatori.
Lo studio, nel suo insieme, ha confermato una correlazione fra la riduzione del FEV1 e FVC e mortalità sia per cause polmonari che extrapolmonari come quelle cardiovascolari o metaboliche. Uno spunto interessante è rappresentato anche dalla relazione fra la riduzione del FEV1 e FVC e la mortalità per tumori ematologici e malattie neurologiche, oltre a una correlazione con un incremento del tasso suicidario nei pazienti con patologie polmonari ostruttive croniche probabilmente collegato al livello di qualità di vita più basso. Questo dato sottolinea l’importanza del burden sociale di queste patologie, e del miglioramento della qualità di vita che dobbiamo garantire in ottica di trattamento e prevenzione futura: benessere fisico e mentale.
Nonostante le limitazioni di questo studio, è interessante notare come uno studio approfondito di fisiopatologia respiratoria accompagnato dal follow up e monitoraggio dei parametri di funzionalità respiratoria risulta sempre necessario nella pratica clinica.

Bibliografia di riferimento

  • Cass SP, Cope AP, Nicolau DV Jr, et al. Moving the pathway goalposts: COPD as an immune-mediated inflammatory disease. Lancet Respir Med 2022;10:1110-3.
  • Cestelli L, Gulsvik A, Johannessen A, et al. Reduced lung function and cause-specific mortality: a population-based study of Norwegian men followed for 26 years. Respir Med 2023;219:107421.
  • Feakins BG, McFadden EC, Farmer AJ, et al. Standard and competing risk analysis of the effect of albuminuria on cardiovascular and cancer mortality in patients with type 2 diabetes mellitus. Diagn Progn Res 2018;2:13.
  • Olvera N, Casas S, Vonk JM, et al. Circulating biomarkers in young individuals with low peak FEV (1). Am J Respir Crit Care Med 2023;207:354-8.
  • Xiao T, Wijnant SRA, van der Velpen I, et al. Lung function impairment in relation to cognition and vascular brain lesions: the Rotterdam Study. J Neurol 2022;269:4141-53.