Usando questo sito si accetta l'utilizzo dei cookie per analisi, contenuti personalizzati e annunci.

Nella pratica clinica ambulatoriale capita spesso di trovarsi dinanzi a situazioni borderline o di non facile interpretazione fisiopatologica dopo l’esecuzione di prove di funzionalità respiratoria. Una delle novità a tal riguardo è rappresentata dai nuovi criteri ERS/ATS 2021 relativi alla “responsività al broncodilatatore” (BDR), comunemente descritta nei vari referti come risposta positiva al test di broncodilatazione farmacologica, definita come un incremento del 10% dell’FVC o del FEV1 rispetto al valore predetto. I precedenti criteri ERS/ATS 2005 definivano una BDR positiva in presenza di un incremento del FEV1 o FVC del 12% e di 200 ml rispetto al baseline. Storicamente una BDR positiva è stata considerata come una caratteristica clinica chiave nella diagnosi di asma. Ma qual è il vero impatto della BDR e quale il suo significato clinico? Per rispondere, o quantomeno per cercare di capire meglio, ci viene in supporto un interessante lavoro di Beasley e colleghi pubblicato sull’American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine, che ha analizzato 6.788 pazienti (3.519 con asma, 833 con asma+BPCO, 2.436 con BPCO) reclutati in 18 Paesi tra il 2016 e il 2018. La prevalenza di BRD nei soggetti affetti da patologie ostruttive croniche esaminati varia dal 18% al 30%. I criteri ERS/ATS 2021 mostrano una prevalenza inferiore rispetto ai criteri ERS/ATS del 2005. L’analisi ha mostrato un’associazione fra BDR e sintomatologia respiratoria più marcata, peggiore funzione polmonare, maggiori riacutizzazioni e ospedalizzazioni, e maggior utilizzo di triplice terapia ed eventuali terapie biologiche. I risultati suggeriscono che la BDR non è un buon discriminatore tra asma e BPCO, e non deve essere considerato come elemento unico e chiave nella diagnosi e nel management del paziente asmatico. Ciò implica, secondo gli stessi, l’opportunità di una revisione dei criteri di inclusione nei trial clinici, al fine di migliorare la rappresentatività della popolazione generale dei pazienti nei trial stessi.

Il lavoro presenta alcune limitazioni, come affermato dagli stessi autori: ad esempio, la BDR positiva è stata valutata in una singola misurazione e non in più occasioni, nonostante diversi studi abbiano mostrato una variabilità giornaliera della stessa. Inoltre, non sono stati inclusi nello studio soggetti di età inferiore ai 12 anni.
Nel complesso, lo studio ci offre un interessante spunto di riflessione e ci apre a nuovi orizzonti, invitandoci sia ad un approfondimento dei valori di funzionalità respiratoria che tutti i giorni affrontiamo nella pratica clinica, sia a considerare la BDR come un “tratto trattabile” nel complesso mondo delle patologie croniche ostruttive.

Bibliografia di riferimento

  • Agustì A, Bafadhel M, Beasley R, et al. Precision medicine in airway diseases: moving to clinical practice. Eur Respir J 2017;50:1701655.
  • Beasley R, Hughes R, Agusti A, et al. Diagnostic utility and associated characteristics of bronchodilator responsiveness. Am J Respir Crit Care Med 2024;209:390-401.
  • Quanjer PH, Ruppel GL, Langhammer A, et al. Bronchodilator response in FVC is larger and more relevant than in FEV1 in severe airflow obstruction. Chest 2017;151:1088-98.
  • Stanojevic S, Kaminsky DA, Miller MR, et al. ERS/ATS technical standard on interpretive strategies for routine lung function tests. Eur Respir J 2022;60:2101499.
  • Tuomisto LE, Ilmarinen P, Lehtimäki L, et al. Immediate bronchodilator response in FEV1 as a diagnostic criterion for adult asthma. Eur Respir J 2019;53:1800904.