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Le interstiziopatie polmonari sono un gruppo eterogeneo di patologie che vengono studiate, diagnosticate e trattate presso centri pneumologici di secondo e terzo livello. Tuttavia i centri pneumologici di primo livello hanno spesso un ruolo importante sia nella diagnosi precoce sia nel follow-up clinico e funzionale successivo all’inquadramento diagnostico. Per tale motivo si rende necessario riuscire a trovare dei test semplici, standardizzabili e ripetibili per riuscire, anche in ambulatori periferici, a valutare al meglio l’andamento clinico di questi pazienti. Tra i test che vengono segnalati nelle linee guida troviamo la valutazione funzionale con la spirometria globale/pletismografia (che permette di determinare il grado di restrizione polmonare) e la capacità di diffusione alveolo-capillare del CO (DLco, predittore di alterazione degli scambi respiratori anche da sforzo in pazienti che hanno ancora una saturazione a riposo in aria ambiente nella norma). Le linee guida parlano anche di test da sforzo per la valutazione di eventuali alterazioni negli scambi gassosi durante esercizio fisico, quando ancora la DLco a riposo è nella norma, e la tolleranza allo sforzo (1). Il gold standard per tale diagnostica è sempre stato il test del cammino dei sei minuti (6MWT) (2): sensibile, riproducibile, facile da effettuare, non necessitante di apparecchiature sofisticate. Tuttavia tale metodica non è sempre eseguibile in tutti gli ambulatori di fisiopatologia respiratoria per mancanza di spazi adeguati (un corridoio di 30 metri) che permettano di svolgere il test seguendone gli standard dettati dalle linee guida internazionali. Nel lavoro di Briand e colleghi è stato pertanto proposto in alternativa il test di “un minuto seduto-in piedi” (1STST). Tale metodica è già stata studiata e validata per pazienti con bronchite cronica ostruttiva (3) e con fibrosi cistica (4). Il test consiste nell’utilizzo di una sedia senza braccioli, alta circa 46 cm, appoggiata alla parete. Il paziente, senza l’aiuto delle mani e delle braccia, con le gambe aperte all’altezza dei fianchi, deve eseguire in un minuto il maggior numero di ripetizioni alzandosi e sedendosi con gambe (caviglia, ginocchio, articolazione coxo-femorale) piegate a 90 gradi. Il tutto monitorando con un saturimetro a dito la frequenza cardiaca e la saturazione ossiemica e valutando prima e dopo il test il grado di dispnea con una scala di Borg modificata. In questo articolo i pazienti arruolati nello studio sono stati divisi in tre gruppi per eziologia: il primo gruppo di pazienti con sarcoidosi, il secondo gruppo comprensivo di interstiziopatie polmonari idiopatiche (IIP) e un terzo gruppo di miscellanee. Tutti i pazienti sono stati sottoposti nello stesso giorno ai test di funzionalità respiratoria e ad entrambi i test da sforzo. I tre gruppi sono omogenei nell’alterazione dei volumi polmonari statici mentre per quanto riguarda la DLco vi è un deficit significativamente più marcato nel gruppo delle IIP. Il 1STST non ha evidenziato, né per numero di ripetute né per valore di desaturazione, significative differenze tra i tre gruppi. Tuttavia il picco di desaturazione durante il test correla con il deficit ventilatorio (sia in rapporto alla capacità vitale forzata – FVC – che alla DLco). Mettendo in relazione il picco di desaturazione tra 6MWT e 1STST di ogni paziente si è visto che sussiste una forte correlazione tra i due test, a qualsiasi dei tre gruppi il paziente appartenga. Minore è la correlazione sulla tolleranza allo sforzo (numero di ripetizioni del 1STST e distanza percorsa nel 6MWT) e sulla dispnea/fatica (che è più marcata nel 1STST) sia sulla totalità dei pazienti sia sulla ripartizione nei tre sottogruppi.
Pertanto dallo studio di Briand e colleghi di comparazione fra i due test (6MWT e 1STST) in una popolazione composta da pazienti affetti da interstiziopatie polmonari di varia eziopatogenesi si evidenzia come il 1STST sia un test affidabile per la determinazione della desaturazione da sforzo con dati sovrapponibili a quelli del 6MWT. L’alterazione degli scambi respiratori è associata alla dispnea da sforzo, alla limitazione dell’attività fisica e alla qualità di vita. E nelle interstiziopatie polmonari la desaturazione al 6MWT è un predittore di mortalità. Per tale motivo, in associazione alla determinazione di FVC e DLco, è essenziale riuscire a determinare la possibile alterazione degli scambi respiratori durante lo sforzo per decidere se iniziare, cambiare o interrompere un trattamento. In considerazione della facilità di esecuzione e di interpretazione del 1STST, è pertanto auspicabile in futuro la possibilità di utilizzarlo, in caso di necessità, al posto del test del cammino, per valutare la prognosi, la stabilità o la progressione di malattia in questo gruppo di patologie.
 

Bibliografia

  1. Cottin V, Crestani B, Cadranel J, et al. French practical guidelines for the diagnosis and management of idiopathic pulmonary fibrosis. 2017 update. Full-length update. Rev Mal Respir 2017;34:900-68.
  2. ATS Committee on Proficiency Standards for Clinical Pulmonary Function Laboratories. ATS statement: guidelines for the six-minute walk test. Am J Respir Crit Care Med 2002;166:111-7.
  3. Vaidya T, de Bisschop C, Beaumont M, et al. Is the 1-minute sit-to-stand test a good tool for the evaluation of the impact of pulmonary rehabilitation? Determination of the minimal important difference in COPD. Int J Chron Obstruct Pulmon Dis 2016;11:2609-16.
  4. Gruet M, Peyré-Tartaruga LA, Mely L, et al. The 1-Minute sit-to-stand test in adults with cystic fibrosis: correlations with cardiopulmonary exercise test, 6-minute walk test, and quadriceps strength. Respir Care 2016;61:1620-8.