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L’articolo Greenness and chronic respiratory health issues: a systematic review and meta-analysis, pubblicato nel dicembre 2023 su Frontiers in Public Health analizza i possibili effetti del verde sulla salute respiratoria. Questa metanalisi si è basata sul “normalized difference vegetation index” (NDVI) per definire l’esposizione al verde; l’NDVI è una misura per quantificare la salute e la densità della vegetazione usando sensori spettrometrici (di solito satelliti). 
Sui motori di ricerca PubMed, EMBASE e Web of Science si è ristretto il campo a 118 articoli, includendo solo 35 articoli nella review. I 35 articoli hanno valutato 32 milioni di partecipanti da 20 Stati.
Utilizzando un modello a “effetti-casuali”, e conducendo un’analisi di sottogruppo in base all’età e a zone-cuscinetto, sono stati discussi gli effetti del verde sulla salute respiratoria. Lo studio ha mostrato come un incremento di 0,1 punti del NDVI sia correlato in maniera significativa a minore incidenza di asma, tumore al polmone e mortalità da BPCO; il rischio relativo (RR) cumulativo era 0,92, 0,62 e 0,95 rispettivamente. Per i sottogruppi anagrafici la maggiore esposizione al verde era correlata alla minore incidenza di asma negli adolescenti di 13-18 anni (RR: 0,91), mentre per altre età giovanili non è stata trovata correlazione. Per i sottogruppi legati alla distanza è stata trovata una correlazione positiva con l’asma a 200-300 metri e a 800-1.000 metri, così come per la mortalità da BPCO a 1.000 metri di buffer (rischio relativo cumulativo 0,92, 0,87 e 0,93 rispettivamente).   
Il beneficio del verde sulla salute respiratoria cronica è stato spiegato in vari modi. La vegetazione può ridurre l’esposizione al calore assorbendo la radiazione solare. Le alte temperature sono correlate con la secchezza dell’aria, che può stimolare broncocostrizione e peggiorare la salute respiratoria. Il verde può ridurre l’inquinamento atmosferico agendo da filtro per ozono, polveri sottili (PM2.5), biossido di zolfo e biossido di azoto, che possono accrescere la morbilità e mortalità respiratoria. Il verde può promuovere l’attività fisica fornendo luoghi per giocare o fare attività fisica. Il verde può ridurre la risposta infiammatoria grazie all’esposizione a un’ampia varietà di agenti microbici che possono contribuire alla salute, può incrementare la tolleranza immunologica e prevenire le patologie croniche respiratorie.
Il verde può anche interferire negativamente con la salute respiratoria a causa delle emissioni di composti organici volatili (VOC), muffe, aerosol e pollini, che sono correlati a patologie allergiche respiratorie.
La solidità dello studio deriva da evidenze aggiornate sull’esposizione al verde e incidenza/prevalenza di malattie respiratorie croniche, con la valutazione differenziata dell’esposizione nelle fasce di età e in base alla distanza dal verde; la qualità dell’evidenza è stata valutata con il metodo GRADE. Le limitazioni dello studio derivano in particolare dal basso numero di studi valutabili, caratterizzati da elevata eterogeneità.
Questa metanalisi consente di accrescere la solidità scientifica di evidenze empiriche e di assunti di buon senso, evidenze che una volta definite potranno incidere sull’epidemiologia di importanti patologie. La mortalità per BPCO, ad esempio, causa circa 65.000 decessi ogni anno in Italia, e il tumore del polmone circa 33.000 (dati Istat). È esperienza di pazienti e operatori sanitari il benessere generato nelle strutture ospedaliere da un ambiente verdeggiante visibile dalle finestre, così come è esperienza comune la sensazione di maggiore benessere e salute dopo aver vissuto a lungo in zone verdeggianti.
Le iniziative patrocinate da AIPO-ITS/ETS in merito alla piantumazione di alberi si basavano già su una importante letteratura scientifica, e studi come questi potranno accrescere il numero e le entità delle iniziative “sul campo” di questo tipo. Mantenere gli alberi esistenti e piantarne di nuovi in ambiti urbani e periurbani è fondamentale anche per avere strumenti per affrontare l’incremento delle patologie non trasmissibili e l’invecchiamento della popolazione.
Sul report The 2024 Europe report of the Lancet Countdown on health and climate change: unprecedented warming demands unprecedented action (1), pubblicato il 12 maggio 2024, si accenna all’andamento del NDVI nel periodo 2000-22 in UE. In media in questo lasso di tempo il NDVI pesato sulla popolazione è cresciuto del 2%, in particolare per modifiche della popolazione più che per modifiche del verde stesso.
Nello stesso rapporto si elencano altri dati importanti: l’esposizione della popolazione a rischio a ondate di calore è cresciuta del 97% in termini numero di giorni-persone esposte nell’ultima decade (2012-21), se comparata con la decade precedente; nell’estate del 2022 i decessi correlati al caldo in UE hanno superato i 60mila; gli episodi di siccità estrema sono aumentati fra il 2010 e il 2019, e il 40% dei bacini fluviali dell’Europa Occidentale ha sofferto di scarsità d’acqua, a confronto con “nessuno” nella decade precedente.
Tornando al verde, questi dati spostano l’attenzione su studi di diverso settore come quello di Vicente-Serrano et al. (2), pubblicato nel 2021 su Geophysical Research letters, in cui vengono analizzati gli impatti delle variazioni della vegetazione sulla generazione di acqua blu in un bacino centrale dei Pirenei spagnoli che sta subendo un importante aumento della forestazione. Questo incremento è dovuto all’abbandono dei suoli da parte dell’uomo ed è stato osservato in molte regioni del mondo. La rigenerazione forestale ha prodotto un’importante riduzione del flusso idrico nel Sud-Est dell’Europa, che non può essere spiegata dal cambiamento climatico. Per cui si comprende come la piantumazione di nuove essenze arboree e il mantenimento di quelle esistenti in contesti urbani e periurbani sia fondamentale per la nostra salute e per trattenere acqua negli stessi territori. Tutto questo dev’essere accompagnato da politiche che difendano le aree interne e montane dallo spopolamento e dall’abbandono dei boschi, che porta ad aumento incontrastato della vegetazione e a una riduzione dei flussi di acqua a valle.
Le aree più critiche del nostro paese vanno difese con maggiore attenzione, vedi il Sud Italia, le Isole e la pianura Padana, dove il rischio di desertificazione è sempre più presente. Vanno anche stimolati studi sul differente impatto fra piccole opere e grandi piantumazioni di alberi in pianura da un lato, e dall’altro sulle grandi opere che rischiano di allontanare sempre più i fiumi dalle falde acquifere per lo scavo dei letti fluviali dovuto alla cavatura di sabbia utile a realizzare le grandi opere stesse, rischiando un dissesto idrogeologico totale che può impedire di irrigare nuove e vecchie essenze arboree e di conseguenza peggiorare la salute respiratoria di buona parte della popolazione.

Bibliografia

  1. van Daalen KR, Tonne C, Semenza JC, et al. The 2024 Europe report of the Lancet Countdown on health and climate change: unprecedented warming demands unprecedented action. Lancet Public Health 2024;S2468-2667(24)00055-0.
  2. Vicente-Serrano SM, Dominguez-Castro F, Murphy C, et al. Increased vegetation in mountainous headwaters amplifies water stress during dry periods. Geophysical Research Letters 2021;48:e2021GL094672.