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Ritenuta un tempo una patologia di stretto appannaggio del sesso maschile, già da vari anni la Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) mostra un significativo incremento di prevalenza e mortalità nel sesso femminile (1). Tale cambiamento può essere attribuito solo in parte alle variazioni di genere nell'abitudine tabagica registratasi nell'ultimo secolo (2): alcune evidenze sottolineano infatti il ruolo svolto dalla differente suscettibilità delle donne ai fattori di rischio per lo sviluppo della BPCO, così come la diversa espressione clinica della malattia nel sesso femminile. Ad esempio, le donne affette da BPCO presentano in maggior misura dispnea, tosse cronica, ansia e depressione, evidenziano differenze nelle riacutizzazioni e la loro qualità di vita risulta nel complesso peggiore rispetto a quella dei maschi con analoga condizione patologica (3, 4, 5). In generale i sintomi della BPCO, specie negli stadi di maggiore severità della malattia, possono impattare notevolmente sulla qualità di vita, non solo dei pazienti, ma anche dei caregiver familiari, in primo luogo i loro partner. Tuttavia, a fronte dei molti studi sulle differenze di genere nei pazienti con BPCO, quelli condotti sui partner di tali pazienti sono assai meno numerosi, e per lo più focalizzati sui partner di sesso femminile (6).
In questo studio osservazionale trasversale, gli Autori si sono pertanto prefissi di studiare le differenze tra partner di sesso maschile e femminile di pazienti affetti da BPCO; più specificamente, di valutare i partner di entrambi i sessi sia riguardo alle proprie caratteristiche dello stato di salute e psicologiche, ma anche rispetto alla loro percezione delle caratteristiche dei pazienti che avevano in carico.
Lo studio è stato condotto da luglio 2013 a dicembre 2014 su 188 pazienti, reclutati in 4 ospedali olandesi. I criteri d’inclusione erano i seguenti: BPCO da moderata a molto severa (stadi II, III e IV GOLD), non riacutizzazioni o ricoveri nelle 4 settimane precedenti l’arruolamento, presenza di un partner sentimentalmente legato al paziente e convivente. Costituivano criterio di esclusione: deficit cognitivo con incapacità di compilare i questionari previsti, non conoscenza della lingua olandese, relazione non partneriale e non eterosessuale. Per tutti i partecipanti allo studio era previsto il consenso informato. I dati erano raccolti dalla coppia paziente-partner nel corso di una visita domiciliare, nel loro ambiente domestico, a partire da quelli demografici e clinici (BMI, storia di fumo pregresso e/o attuale, comorbilità, indice di Tiffenau post-broncodilatatore con spirometro portatile, riacutizzazioni nell’ultimo anno precedente alla visita domiciliare). Mediante un articolato panel di questionari venivano poi indagati: qualità delle relazioni fra paziente e partner, grado di dipendenza, stili di coping, sintomi di ansia e depressione, stato generale di salute, qualità della vita, carico assistenziale dei partner. L’elaborazione statistica era condotta con vari strumenti, diversi a seconda dei casi: t-test, U-test di Mann–Whitney, test chi-quadro, correlazione post-hoc prodotto-momento di Pearson, correlazione dei ranghi di Spearman.
L’analisi dei dati ottenuti ha evidenziato che, tra i partner dei pazienti, le donne presentano maggior ansia e peggior stato di salute rispetto agli uomini, sebbene il grado di supporto sociale e il carico assistenziale risultino comparabili; possibili spiegazioni potrebbero essere un maggior coinvolgimento emozionale e una maggior tendenza a registrare le emozioni negative nel sesso femminile che impegna poi molto più tempo e risorse, fisiche e non, anche in altri compiti quali ad esempio i lavori di casa. Non si sono riscontrate invece differenze nei partner dei due sessi riguardo alla depressione. Inoltre, i partner donne, rispetto alla controparte maschile, percepiscono nei confronti dei pazienti una maggiore presenza di sintomi di depressione, e una minore dipendenza dai processi di cura, mentre queste differenze di genere non sono presenti quando sono pazienti essi stessi. Ancora, si sono rilevate nei partner dei due sessi differenti strategie di coping che la donna realizza con modalità più centrata sulle emozioni, ad esempio attraverso la ricerca di supporto sociale e il rifugio nell'utopia.
In conclusione, gli Autori sottolineano come gli operatori sanitari che si occupano dei pazienti con BPCO dovrebbero prestare attenzione ai bisogni dei loro partner, ma con particolare riguardo alle donne. Inoltre, l’acquisizione di un quadro dettagliato della coppia paziente-partner, comprensivo degli stili di coping, dello stato di salute, dei sintomi di ansia e del carico assistenziale, consente di supportare più efficacemente non solo il paziente, ma la coppia nel suo insieme.
Infine, gli Autori evidenziano come gli studi condotti sui partner dei pazienti con BPCO non siano ad oggi molto frequenti, il che lascia tuttora varie domande aperte che richiedono senz'altro ulteriori ricerche.

Bibliografia

1. Bischoff EW, Schermer TR, Bor H, et al. Trends in COPD prevalence and exacerbation rates in Dutch primary care. Br J Gen Pract 2009;59:927-33.
2. Aryal S, Diaz-Guzman E, Mannino D M. Influence of sex on chronic obstructive pulmonary disease risk and treatment outcomes. Int J Chron Obstruct Pulmon Dis 2014;9:1145-54.
3. Martinez FJ, Curtis JL, Sciurba F, et al. Sex differences in severe pulmonary emphysema. Am J Respir Crit Care Med 2007;176:243-52.
4. Kilic H, Kokturk N, Sari G, Cakir M. Do females behave differently in COPD exacerbation? Int J Chron Obstruct Pulmon Dis 2015;10:823-30.
5. Ekstrom MP, Jogreus C, Strom KE. Comorbidity and sex-related differ­ences in mortality in oxygen-dependent chronic obstructive pulmonary disease. PloS One 2012;7:e35806.
6. Grant M, Cavanagh A, Yorke J. The impact of caring for those with chronic obstructive pulmonary disease (COPD) on carers’ psycho­logical well-being: a narrative review. Int J Nurs Stud 2012;49:1459-71.