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Il problema tabagismo in Italia. Pneumologi e giornalisti a confronto

Grande entusiasmo e partecipazione ha suscitato il corso di formazione rivolto ai giornalisti organizzato dall’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO) in sinergia con l’Ordine dei Giornalisti (OdG) e l’Unione Italiana Giornalisti Scientifici (UGIS). L’iniziativa, dal titolo “Gli effetti del tabagismo sull’apparato respiratorio”, si è svolta a Milano lo scorso 30 Ottobre.

Una mattinata di dibattito e confronto che ha richiamato a Milano 100 giornalisti desiderosi di incontrare esponenti della Pneumologia italiana e di approfondire tematiche legate al “problema fumo”.

Ad aprire i lavori l’intervento di Fausto De Michele, Presidente AIPO “Per l’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri la comunicazione è un valore essenziale. Il rapporto con i professionisti della comunicazione è per noi di estrema rilevanza. Per questa ragione da due anni AIPO ha attivato al suo interno un ufficio stampa a conferma dell’alto livello di attenzione che la società rivolge alla comunicazione.”

“Le patologie respiratorie colpiscono più di 10 milioni di persone. Il fumo è la prima causa di morte evitabile. In Italia sono 8500 0 i decessi l’anno per patologie fumo correlate” continua Fausto De Michele “Veicolare messaggi che siano certificati da un punto di vista scientifico in quanto diffusi da esponenti di società scientifiche diventa prioritario nel rapporto con il paziente.”

“La broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) è, fra le patologie croniche non trasmissibili che comprendono cancro, patologie cardiovascolari e diabete, quella con il trend di crescita maggiormente preoccupante. Si stima che nel 2020 sarà la terza causa di morte e la quinta di invalidità sociale. L’importanza di una corretta informazione sulla patologia rivolta non solo alla classe medica ma al paziente stesso è confermata da quanto emerso dal Rapporto Osmed sul consumo dei farmaci in Italia nel 2014: solo il 15% dei pazienti affetti da BPCO segue correttamente la terapia. In termini di programmazione sanitaria gli interventi volti a migliorare la gestione della patologia sono molteplici” conclude il Presidente AIPO.

A seguire l’intervento di Antonella Serafini, Responsabile del Gruppo di Studio AIPO Attività educazionale, prevenzione ed epidemiologia, che ha mostrato come a partire dagli anni ’50 vi furono le prime evidenze, emerse nell’ambito di tre corposi studi epidemiologici, di una stretta correlazione fra fumo di sigaretta e tumore al polmone. “Risale al 1988 il rapporto dal titolo “tossicodipendenza da nicotina” documento elaborato dal Ministero della sanità americana che attesta che le sigarette creano dipendenza e tale effetto è dovuto alla presenza della nicotina. Da questo punto di vista gli anni ’80 costituiscono una svolta” spiega Antonella Serafini.

“In un documento Philip Morris, diffuso nel 1988 anche se redatto in anni precedenti” spiega Antonella Serafini “si legge la seguente definizione “La sigaretta deve essere immaginata non come un prodotto ma come un involucro. Il prodotto è la nicotina” e la nicotina è una sostanza che ha pesanti effetti farmacologici sul sistema nervoso, cardiovascolare, metabolico, endocrino e neuromuscolare” conclude Antonella Serafini.

“Il fumo è una malattia ed è un fattore di rischio per la comparsa di altre malattie causate dal fumo”. Così si apre l’intervento di Franco Falcone Responsabile del Dipartimento per i rapporti istituzionali e le politiche sanitarie in pneumologia dell’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO).

“Il fumo di sigaretta causa malattie perché è una miscela complessa di sostanze dannose” continua Franco Falcone. “Gli effetti più gravi del fumo sono rappresentati dai processi di carcinogenesi e di infiammazione, in particolare nell’apparato di ingresso ovvero l’apparato respiratorio”

Nel corso del suo intervento Franco Falcone ha poi spiegato i processi di Deposizione e penetrazione delle particelle aerosolizzate nel fumo e i danni che ne conseguono. “Più sono grosse e più riusciamo a buttarle fuori. Più sono piccole e più si depositano. Il polmone non è in grado di filtrare tutti e sempre gli elementi dannosi ed eliminarli e consente loro di passare in circolo da dove possono danneggiare ogni tipo di organo soprattutto i suoi epiteli ed endoteli.

“Non esiste un fumo di tabacco innocuo. Il fumo di tabacco esalato dagli altri non è innocuo. Inoltre i residui del fumo di tabacco esalato dagli altri possono depositarsi negli ambienti ed essere trasportati altrove” continua Franco Falcone.

Franco Falcone ha poi ricordato il forte impegno dell’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri nella lotta al tabagismo “fra il 2010 e il 2011, è stato lanciato il progetto 6elle che ha consentito di definire un vero e proprio modello di intervento sul fumo. Si tratta di uno strumento consultabile gratuitamente online sul sito www.6elle.net che può essere utilizzato in qualsiasi ambulatorio medico nella gestione del paziente tabagista. Si tratta di un sito ricco di materiale formativo e informativo all’interno del quale è possibile reperire uno strumento di grande interesse per il fumatore che consente di calcolare il beneficio in termini di aspettativa di vita sulla base del periodo di cessazione del fumo. Il modello, derivato dalle conoscenze statistiche relative alle tabelle di sopravvivenza di malattie legate al fumo consente di dire al paziente quanti anni di vita guadagnerà smettendo di fumare in un preciso momento, quanto si riducono i rischi di malattia cronica e quali risparmi si ottengono da un punto di vista economico. Il cittadino può toccare con mano i benefici che derivano dall’abbandono della sigaretta” conclude Franco Falcone.

“Da sempre i giornalisti si sono occupati della tematica “fumo” commenta Francesco Brancati, Presidente dell’Unione Nazionale Medico Scientifica di Informazione (UNANMSI).

“Affermare, sulla base di dati scientifici, che il fumo fa venire il cancro serve a poco” continua Francesco Brancati “Basti pensare che in Italia un medico su quattro è un fumatore. Gli attori della comunicazione che devono essere coinvolti nel dibattito sul tabagismo sono tre: la comunità scientifica, giornalisti e i decisori politici. Forse dovremmo aggiungerne un quarto rappresentato dalle multinazionali del tabacco.”

Ufficio Stampa AIPO