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Scarsa aderenza alla terapia nelle malattie respiratorie ostruttive. Lo dice il Rapporto Osmed 2014

Nel 2014 solo 11,2% dei pazienti affetti da asma e il 27,9% di quelli affetti da BPCO ha seguito la terapia farmacologica prescritta in maniera continuativa. A dirlo è il Rapporto Osmed 2014 sul consumo di farmaci in Italia, realizzato dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), che sottolinea come le patologie ostruttive croniche delle vie respiratorie rappresentino un problema rilevante per la sanità pubblica.

La prevalenza di asma in Italia, riporta il documento, è passata dal 3,6% nel 2005 al 6,9% nel 2013. Nello stesso periodo di tempo i tassi di prevalenza di BPCO nel nostro paese sono passati dal 2.5% al 3%. Il dato Osmed riferisce di 1,3 milioni di pazienti che hanno ricevuto almeno una prescrizione di un farmaco per le malattie respiratorie costruttive. Di questi solo il 13,9% segue regolarmente la terapia. Cioè si stanno curando abbastanza bene 180.700 pazienti in tutta Italia!! contro una cifra attesa, secondo l’epidemiologia, di circa 5.000.000 di pazienti.

Secondo gli autori del documento la mancata aderenza alla terapia sarebbe da imputare a un uso scorretto dei farmaci prescritti o ai diversi regimi terapeutici previsti per il trattamento di queste patologie.

“I fattori che spiegano la mancata aderenza alla terapia sono molteplici” commenta Andrea Rossi, direttore dell’Unità di Pneumologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona e Past President dell’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO).

“Una prima causa è sicuramente riconducibile alla difficoltà del paziente di accettare l’idea di avere una malattia cronica” continua Andrea Rossi. “Alla scomparsa dei sintomi il paziente interrompe la terapia perché si sente bene. Non accetta la cronicità della sua condizione.”

“Una seconda causa” spiega Rossi “è da imputare all’età avanzata della maggior parte dei pazienti che trattiamo. Molti sono anziani e presentano comorbidità pertanto devono assumere molti farmaci e spesso sospendono le terapie perché ritengono che troppi medicinali possano fare male.”

“Una terza causa è legata ai costi” continua Andrea Rossi. “Se in famiglia sono presenti più anziani affetti da più di una patologia i costi possono diventare problematici da sostenere. Per questa ragione è importante che la BPCO venga riconosciuta come malattia sociale in maniera tale da favorire l’accesso al trattamento farmacologico regolare, eliminando i ticket (per ricette e farmaci) a carico del paziente.”

AIPO, in qualità di società scientifica, ribadisce il proprio impegno affinchè la BPCO venga riconosciuta come malattia sociale e l’accesso ai farmaci per il trattamento di questa patologia possa essere facilitato. L’Associazione richiama allo stesso impegno anche le altre società scientifiche e le associazioni di pazienti perché si possa lavorare insieme al fine di raggiungere questo importante risultato” commenta Andrea Rossi.

“In qualità di medici il nostro obiettivo primario è quello di curare i pazienti” continua Andrea Rossi “non dimentichiamo però, in un’ottica di razionalizzazione e possibile contenimento della spesa pubblica, che una ridotta aderenza alla terapia con conseguente peggioramento della patologia si traduce in un incremento dei ricoveri e degli accessi al Pronto soccorso con aumentati costi legati all’assistenza ospedaliera” conclude Rossi.

Ufficio Stampa AIPO