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L’articolo intitolato The potential impact of azithromycin in idiopathic pulmonary fibrosis di Macaluso C. e colleghi è uno studio retrospettivo osservazionale volto a stabilire il possibile ruolo che un trattamento a lungo termine con azitromicina potrebbe avere nel ridurre i ricoveri ospedalieri in pazienti affetti da IPF.
In questo lavoro sono stati retrospettivamente inseriti tutti i pazienti affetti da fibrosi polmonare idiopatica (IPF) che abbiano ricevuto un trattamento profilattico con azitromicina 250 mg 3 volte alla settimana, il lunedì, mercoledì e venerdì, tra il 2013 ed il 2016. L’endpoint primario è stato la riduzione delle ospedalizzazioni, mentre gli endpoint secondari sono stati l’utilizzo di antibiotici di salvataggio, la tollerabilità e gli effetti collaterali. Il trattamento con azitromicina veniva indicato dal medico curante qualora i pazienti, nei 12 mesi precedenti, avessero avuto 3 o più infezioni delle basse vie aeree o in alternativa avessero usato antibiotici almeno per 3 volte.
Nei 12 mesi precedenti e seguenti l’inizio della terapia con azitromicina sono state registrate tutte le ospedalizzazioni non programmate, determinate da qualunque causa e il numero di volte che i pazienti hanno usato terapia antibiotica. La diagnosi di IPF è stata fatta sulla base del MDD (Multidisciplinary Discussion). Sono stati esclusi i pazienti con un importante enfisema, quelli con terapia immunosoppressiva, quelli con una patologia che causasse immunodeficienza e quelli che già utilizzassero terapia antibiotica profilattica per altra ragione.
Sono stati identificati 126 pazienti affetti da IPF in terapia profilattica con azitromicina; di questi 18 sono stati esclusi (13 perché assumevano terapia immunosoppressiva e 5 perché già in terapia antibiotica profilattica di altro genere). Di seguito vengono riportati i risultati ottenuti.
Innanzitutto va sottolineato come la maggior parte dei pazienti con IPF abbia ben tollerato la terapia cronica con azitromicina; 8 pazienti hanno dovuto sospenderla per effetti collaterali. Nei 12 mesi precedenti l’inizio della terapia la coorte ha avuto 31 ricoveri ospedalieri e 176 prescrizioni di antibiotico; nei 12 mesi successivi all’uso dell’azitromicina ci sono state 40 prescrizioni antibiotiche e solo 7 ricoveri. Pertanto la riduzione del rischio di ricovero ospedaliero non programmato e determinato da qualsiasi causa è stata di 0,72 con significatività statistica raggiunta.
Per quanto riguarda invece la funzione respiratoria bisogna dire che l’introduzione della terapia cronica con azitromicina non ha avuto alcun tipo di impatto sul progressivo declino come mostrato dall’andamento dei valori di FVC (Forced-Vital-Capacity) e DLCO (Diffusion Lung CO).
Questo è il primo lavoro che segnala come l’uso profilattico degli antibiotici possa ridurre l’entità dei ricoveri ospedalieri non programmati nei pazienti affetti da IPF, anche se non è chiara la causa di tali ricoveri, ossia se si tratta di succedanei di fasi accelerate di IPF o di eventi clinicamente a sé stanti, pur rimanendo comunque eventi molto importanti nella storia naturale della malattia fibrotica polmonare.
Bisogna quindi dire che in questa coorte di pazienti la profilassi antibiotica è stata ben tollerata, con minimi effetti collaterali e con riduzione di oltre due terzi delle ospedalizzazioni non programmate. Tale significativo effetto di riduzione delle ospedalizzazioni è stato ottenuto senza aver avuto invece alcuna conseguenza sulla funzione respiratoria di questi pazienti: tutto ciò fa pensare che a fornire questo effetto positivo siano state le proprietà antibatteriche dell’azitromicina, piuttosto che l’azione antiinfiammatoria della medesima, effetto quest’ultimo però evidente nel modello animale. Comunque questo studio non è sufficiente a porre delle conclusioni definitive in merito a ciò. Essendo uno studio retrospettivo vi sono molte limitazioni, riferite dagli autori stessi, tra cui il fatto che la causa di ogni ospedalizzazione non sia stata definita respiratoria o non respiratoria, e che non siano disponibili dei dati microbiologici. Lo studio dimostra comunque come l’azitromicina profilattica sia una terapia sicura e ben tollerata in individui con IPF con diminuzione sia dei ricoveri sia dell’uso di terapia antibiotica di salvataggio anche se, certamente, sono necessari studi prospettici randomizzati contro placebo.