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Il miglioramento della gestione della BPCO non può prescindere dalla corretta identificazione ed inquadramento dei pazienti già nell'ambulatorio del Medico di Medicina Generale (MMG). Premessa inderogabile è la conoscenza da parte di quest'ultimo delle Linee-Guida, del giusto approccio alla patologia, e conseguentemente la disponibilità a modificare comportamenti clinici non congrui. L'importanza di un intervento di tipo educazionale, mirato in questo caso ai sanitari e non ai pazienti, appare evidente.

In questo articolo vengono presentati i risultati di un programma di continuing medical education (CME)/continuing education (CE) sulla BPCO, svolto verso i MMG di 20 città degli Stati Uniti, dal settembre 2009 al novembre 2010. Il programma è stato sviluppato da un gruppo di esperti di materie multidisciplinari e specialisti in attività educazionali, in collaborazione con l’American College of Chest Physicians e con l’American Academy of Nurse Practitioners.

Il gruppo ha sviluppato e distribuito ai 351 MMG inclusi nello studio un programma interattivo CME/CE sulla BPCO, della durata di 1 giorno, basato sull’utilizzo combinato di vari strumenti educazionali quali: indicazione preliminare di letture on-line sull’argomento, presentazione di video, lavori di gruppo su identificazione dei pazienti, diagnosi e trattamento, sul corretto uso dei devices, sull’interpretazione della spirometria, uso di casi simulati, e infine definizione di “impegno al cambiamento” e modalità del follow-up.

I risultati sono di notevole interesse: considerando che prima del programma ben il 54.1% dei MMG non aveva mai usato le Linee-Guida GOLD, l’analisi dei dati ha evidenziato un miglioramento della performance in tutte le aree valutate. In particolare, è emerso un aumento significativo della fiducia nell’approccio alla BPCO, un miglioramento nella conoscenza della malattia e nella comprensione delle corrette modalità di gestione (media +/- SD 77.1% pre-test, 94.7% post-test, P<.001). Inoltre, 271 su 313 partecipanti (86.6%) hanno completato il programma di impegno al cambiamento, 132 su 271 (48.7%) hanno completato il programma di follow-up, e 92
di essi (69.7%) hanno segnalato di avere completamente implementato almeno un cambiamento nella sua pratica clinica, mentre solo 8 (6.1%) hanno segnalato la completa incapacità di attuare un qualsiasi cambiamento nella propria pratica clinica dopo il programma.

Un punto focale dell'articolo è poi rappresentato dalla modalità di progettazione dell'attività formativa: interprofessionalità, presenza di esperti di CME/CE, applicazione rigorosa di modelli sviluppati nel campo dell'instructional design (ADDIE), coinvolgimento del gruppo fin dalle prime fasi. Appare rilevante il gap con le modalità con cui vengono in genere allestite le forme di CME/CE che ben conosciamo, assai meno utili ed efficaci.

In definitiva, lo studio dimostra come l’adozione di un programma di CME/CE costruito sulle necessità dei clinici, dotato di caratteristiche di interattività, flessibilità e basato sull’utilizzo di strategie combinate e media diversificati, possa portare ad un miglioramento, già a breve - medio termine, nella fiducia in se stessi, nelle conoscenze teoriche e capacità di gestione della patologia, ed in definitiva nella loro performance clinica. Si può dunque concludere che l’attività educazionale, tanto verso i pazienti che verso i clinici, costituisce un investimento che va considerato nella pianificazione sanitaria come tale, e non come mero costo.