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La perdita di peso è considerata una delle possibili misure terapeutiche per l’OSA, ma i suoi effetti sono molto variabili e poco prevedibili. Non è chiaro inoltre attraverso quali vie essa possa agire per produrre i suoi eventuali benefici. Gli autori dello studio in esame hanno voluto verificare, in soggetti di sesso maschile obesi affetti da OSA, gli effetti del dimagrimento su misure relative alle vie aeree superiori e all’adipe addominale e facciale, mettendole in relazione alle variazioni della frequenza dei disturbi respiratori nel sonno (indice di apnea/ipopnea, AHI).

Lo studio ha riguardato 54 soggetti sottoposti ad un trattamento dietetico e con sibutramina per 24 settimane, risultato in una perdita di peso di 7,8±4,2 kg. Prima e dopo il trattamento i pazienti furono valutati mediante esame polisonnografico e TAC all’addome e alle vie aeree superiori. Dopo il dimagrimento, l’AHI diminuì significativamente, ma in misura variabile, da soggetto a soggetto. Le dimensioni della regione velofaringea mostrarono un significativo aumento, mentre non cambiarono l’ampiezza delle regioni faringee inferiori e la loro lunghezza totale; era però proprio quest’ultima l’unica misura delle vie aeree superiori la cui variazione si correlava alla variazione di AHI. Le misure di adiposità, sia relative ai cuscinetti parafaringei, sia alle regioni intermedia e inferiore della faccia, sia al grasso addominale sottocutaneo e viscerale diminuirono tutte significativamente. Ad eccezione di quelle relative ai cuscinetti parafaringei, queste variazioni erano tutte correlate fra loro e a misure antropometriche: in particolare, era forte la correlazione tra variazioni di grasso addominale viscerale e del grasso nella regione facciale intermedia; tuttavia, nessuna variazione delle misure di adiposità si correlava a variazioni nelle dimensioni delle vie aeree superiori. Alla regressione lineare multipla i migliori fattori predittivi delle variazioni di AHI risultarono le variazioni della lunghezza delle vie aeree superiori e quelle del grasso addominale viscerale. Viene riportata inoltre una riduzione della distanza tra osso ioide e piano mandibolare dopo il dimagrimento.

Il lavoro in esame approfondisce le nostre conoscenze sugli effetti del dimagrimento nei pazienti con OSA, ed è di grande interesse per le metodologie impiegate per lo studio e la visualizzazione delle strutture delle vie aeree superiori e della faccia e per l’analisi dei rapporti intercorrenti tra obesità addominale (sia sottocutanea, sia viscerale) e adipe nelle regioni facciali. Per quanto sia soprattutto uno studio di imaging, esso si presta a considerazioni di tipo patogenetico.

Tra i possibili meccanismi attraverso cui l’obesità predispone all’OSA viene spesso considerata una sua associazione con un ridotto calibro delle vie aeree superiori, secondario ad una maggiore compressione che i tessuti molli del collo, in presenza di un aumento dell’adipe, esercitano sull’orofaringe, oppure ad una riduzione della trazione caudale e dello stiramento della faringe che si realizza in caso di diminuzione dei volumi polmonari. Le osservazioni di questo studio però non hanno mostrato correlazioni tra le variazioni delle misure di obesità o dell’adipe circostante le vie aeree superiori e quelle delle dimensioni faringee. Peraltro, nessuna variazione delle dimensioni delle vie aeree superiori, ad eccezione di quella della loro lunghezza, si correlava alle variazioni dell’AHI. L’importanza della lunghezza verticale dello spazio aereo faringeo era già stata segnalata (Malhotra A et al, Am J Respir Crit Care Med 2002), ma non risulta chiaro da questo studio se il dimagrimento favorisca un accorciamento della faringe.

Secondo altri studi l’obesità potrebbe facilitare l’insorgenza dell’OSA attraverso effetti deleteri esercitati da sostanze infiammatorie e ormonali, presenti in eccesso in caso di obesità viscerale, sui centri respiratori e sulla funzione delle vie aeree superiori (Vgontzas AN et al, J Intern Med 2003). Secondo questa teoria l’OSA sarebbe una delle manifestazioni della sindrome metabolica, che a sua volta è frequente appunto in caso di obesità viscerale. Il rapporto tra riduzione dell’obesità addominale viscerale e miglioramento dell’OSA osservato in questo studio potrebbe supportare questa ipotesi.

Nel mostrare una correlazione tra perdita di peso e riduzione dell’AHI questo lavoro conferma il noto stretto legame tra obesità ed OSA. Tuttavia ci fa riflettere sulla complessità dei meccanismi che possono spiegare questo legame. Se le proprietà delle vie aeree superiori sono estremamente importanti nel predisporre all’OSA, i rapporti tra obesità, o dimagrimento, e caratteristiche anatomo-funzionali di questo tratto delle vie aeree sono ancora poco definiti. Rimangono così ancora in gran parte oscuri i motivi dell’elevata variabilità interindividuale dell’efficacia del dimagrimento come terapia dell’OSA.