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Autori: F. Schiavon, S. Nardini, G. P. Feltrin, C. F. Donner

Rif. biblio.: Anno 1999

Assolutamente inimmaginabile, fino a pochi decenni fa, il problema della Terza Età costituisce una delle sfide più grandi, drammatiche, urgenti che il Novecento consegna al Duemila. Viviamo in una società che invecchia, contrassegnata insieme dall'aumento della durata della vita e dalla diminuzione della natalità, una società in cui gli anziani sono (e saranno) sempre più numerosi: a Venezia, città storica già oggi, un abitante su tre ha più di 60 anni, uno su 13 ne ha più di 80, per 100 giovani sotto i 20 anni ci sono 268 anziani sopra i 60. É uno scenario che pone problemi complessi e del tutto nuovi nella storia dell'umanità, in particolare per i paesi economicamente progrediti, problemi tanto più pressanti quanto più impreparata ad affrontarli e la società, quanto più grave è il ritardo con il quale essa sta prendendo coscienza di questa inattesa sfida. É una sfida culturale a tutto campo, che coinvolge la società intera - dalle famiglie fino ai vertici delle istituzioni - chiamata ad affrontare il "problema anziani " come una scommessa collettiva, vincendo la tentazione di delegare la soluzione dei vari problemi ora agli uni, ora agli altri soggetti, nel palleggio delle responsabilità. Quant'altri mai prismatico, il "problema anziani" si sfaccetta e si scompone in una variegata molteplicità di tematiche sanitarie, abitative, esistenziali, psicologiche, economiche, previdenziali, occupazionali, politiche, culturali, sociali ... Antiche certezze e prassi consolidate sono interrogate e messe in discussione dal numero degli anziani, dalla loro crescita esponenziale, dal "peso" sempre maggiore che essi assumono nella vita di ogni giorno: per esempio, occorrerà riconvertire le strutture ospedaliere, ma occorrerà anche ripensare gli alloggi e i mezzi di trasporto pubblico, e immaginare nuove forme di dialogo intergenerazionale in una società con tanti nonni e pochi nipoti ... Non esiste "una " ricetta, tantomeno a buon mercato. Il "problema anziani" richiede - e richiederà - una strategia articolata e complessa, nel responsabile coordinamento delle parti - dalle istituzioni al volontariato, dalle strutture sanitarie alle categorie, dagli enti religiosi al sindacato -, nella ricerca di una risposta adeguata alle emergenze del quotidiano e insieme nella costruzione di un'offerta di servizi traguardata a più lungo termine, alle crescenti esigenze del futuro. Il Comune, l'ente locale più vicino al cittadino, è chiamato a svolgere un ruolo di direzione nel coordinamento dei servizi agli anziani, oltre che a fornire servizi propri. Venezia è stata storicamente all'avanguardia nell'assistenza agli anziani. Nella fedeltà a questa storia e al proprio impegno etico e politico, in questi anni, l'Amministrazione comunale di Venezia ha prodotto un rilevante sforzo materiale, progettuale, economico nelle politiche per gli anziani - la voce più importante nel bilancio della Sicurezza sociale - proponendo una vasta e differenziata gamma di servizi e di prestazioni. Pur garantendo, con notevole impegno finanziario, il ricovero in istituti a quanti ne hanno bisogno, il Comune ha posto a base del proprio operare una scelta assolutamente alternativa: il mantenimento dell'anziano il più a lungo possibile nel proprio contesto di vita e in autonomia, calibrando gli interventi sulle necessità di ogni singola persona. Di quì una serie di servizi, dall'assistenza domiciliare integrata ai soggiorni climatici, dal servizio di accoglienza diurna ai contributi economici. Tale scelta si fonda sulla profonda consapevolezza che l'anziano non è "oggetto" di assistenza, ma è "soggetto", dotato di risorse e di potenzialità ancora protagonista delle proprie scelte di vita e partecipe della vita collettiva. Accanto alla preziosa collaborazione del Volontariato e del Settore no profit, fondamentale è stata, a questo riguardo, l'esperienza dei Gruppi anziani autogestiti, operanti in tutti i Quartieri con il supporto del Comune.
L'attività di questi Gruppi nella cultura, nel tempo libero, nella socializzazione ha dimostrato, nei fatti, quanto già si poteva intuire che impegno fisico e mentale - il mantenersi attivi - non soltanto allontana il momento del ricovero, ma è la miglior misura preventiva, soprattutto contro i rischi dell'apatia, della solitudine, dell'emarginazione. Questa attività ha dimostrato, insieme, che l'anziano può essere una vera risorsa per la comunità: non soltanto per l'attività concreta che può svolgere - custodia, animazione, assistenza, svolgimento di pratiche, vigilanza, lavori di piccola manutenzione, aiuti nei musei, nelle biblioteche, ecc. - ma anche e soprattutto per il ruolo di trasmissione di conoscenze, di esperienze, di valori. A fronte della massiccia influenza omologante dei media, i ricordi di un anziano, la rivisitazione della propria storia, la riscoperta delle proprie radici, sono preziosa lezione di "ben vivere". Molti, dunque, sono i soggetti chiamati a operare affinchè l'anziano che ha lavorato e sofferto un'intera vita, abbia diritto a una serena vecchiaia, a un adeguato tenore di vita, a una dignitosa assistenza. Ma non vi è dubbio che i medici - tutti, dai medici di base agli specialisti di geriatria - prima e più di altri sono chiamati a impegnarsi su questa nuova frontiera. Ad essi, allora, prima e più che ad altri, il compito, difficile ma esaltante, di trasformare la Terza Età in una "nuova età della vita ".
Massimo Cacciari
Sindaco di Venezia
Introduzione:
Questa Monografia è stata pensata, strutturata e realizzata partendo da alcune constatazioni e considerazioni fatte. La prima constatazione è quella più ovvia, e cioè che la popolazione invecchia non solo in generale, ma anche, e soprattutto, quella ospedaliera: i nostri Reparti e Servizi si riempiono ogni giorno di più di anziani. La seconda constatazione è che anche l'anziano ha la sua spettanza di vita, e dunque richiede prestazioni diagnostiche e terapeutiche atte a guarirlo o, quanto meno, a non alterarne l'equilibrio psico-fisico raggiunto. Ancora, l'esame fisico classico all'anziano spesso è meno ricco di informazioni a causa della frequente associazione di più patologie presenti che complica l'analisi. In fine, alla luce delle precedenti constatazioni, in realtà la letteratura esistente è decisamente limitata e sporadica, trattando, si, le diverse patologie ricorrenti nell'anziano, ma non rispondendo in modo globale e sistematico al quesito di fondo: quando l'anziano invecchia bene e quando no. In altre parole: fino a che punto l'involuzione senile è compatibile e da che punto diviene patologica? Quest'ultima constatazione diviene pressante e di inderogabile risoluzione, se si pensa che tutto ciò viene a gravare sulla spesa sanitaria. La prima considerazione, ed anche la più ampia, che abbiamo fatto, è che molto probabilmente non esiste una sufficiente "cultura" geriatrica nell'ambito medico, intendendo come tale la sensibilità verso le problematiche dell'anziano, che - in tutta evidenza - non si esauriscono con il semplice "atto medico" ma si intersecano con quello socio-assistenziale. Ci pare quindi necessario migliorare questa "cultura ". Altra considerazione è che la "cultura" geriatrica, oltre che crescere, debba anche diversificarsi, specializzarsi, che cioè non debba esistere il geriatra e basta, ma il geriatra neurologo, cardiologo, digestivo, ecc., come espressione di un approfondimento che tende a far crescere il "peso specifico" della Geriatria anche attraverso lo studio della patologia d'organo o d'apparato. L'ultima considerazione, non meno importante delle altre, è che clinico e radiologo non possono andare disgiunti, tanto meno nell'ambito geriatrico, nel senso che l'interpretazione della semplice immagine deve avvalersi del buon senso e dell'indirizzo clinico, così come il clinico deve integrare la propria semeiotica, nell'anziano più che nelle altre età. Da queste osservazioni è nata l'idea di realizzare un 'opera che coinvolgesse l'apporto dei migliori specialisti in materia, assemblandone il contributo secondo un disegno che tratta prima della normalità geriatrica, quindi del passaggio dalla normalità alla patologia e, infine, della patologia vera e propria. La spinta, e quindi l'ultima constatazione specifica, alla realizzazione dell'opera è che la patologia cardio-respiratoria nell'anziano è la seconda causa di morte e la prima di invalidità, e che quindi implica un grosso storno di risorse umane ed economiche per fronteggiarla. Siamo convinti, perciò, di interpretare un'esigenza medica e ci auguriamo di soddisfarla. La prefazione del Professor Cacciari, che ci onora e da il giusto contributo umanistico ad una fredda trattazione scientifica, ci trasmette altresì la preoccupazione dell'amministratore pubblico per l'emergenza anziano e ci chiede risposte.
Noi proviamo a darle.
I curatori