Numerosi studi hanno dimostrato che i disturbi respiratori nel sonno (DRS) rappresentano un fattore di rischio per patologie cardiovascolari e metaboliche quali l’ipertensione arteriosa e, probabilmente, il diabete mellito di tipo 2. Tali patologie possono presentarsi anche durante la gravidanza, con conseguenze sia sulla madre, sia sul feto. Il riconoscimento di fattori che predispongano alla loro comparsa e al loro mantenimento può essere quindi molto utile ai fini pratici.
Il lavoro di Bourjelly e coll. è stato condotto su 1.000 donne interrogate entro 48 ore dopo aver partorito. Ad esse è stato chiesto se, e con quale frequenza, nei tre mesi precedenti si erano presentati i seguenti sintomi sospetti per DRS: russamento intenso, “snorting” (improvvisi singoli atti di russamento molto rumorosi), “gasping” (boccheggiamento), arresti del respiro, “choking” (sensazione di soffocamento). Le risposte sono state messe in rapporto all’evoluzione ed agli esiti della gravidanza. Tra i vari sintomi, il più comune è risultato il russamento intenso, riferito come frequente dal 35% delle intervistate, che a sua volta era correlato al valore del body mass index (BMI) sia pregravidico che al termine della gravidanza. Ipertensione insorta in gravidanza o nelle due settimane successive al parto, diabete gestazionale, preeclampsia, parti cesarei non programmati, sono risultati in varia misura correlati ai sintomi studiati, anche correggendo per vari fattori, incluso il BMI; non erano significative invece le correlazioni con la crescita fetale.
Gli studi finora pubblicati sui rapporti tra DRS e gravidanza sono relativamente poco numerosi e molto più spesso basati su dati di tipo anamnestico che su rilevazioni polisonnografiche. Un rapporto tra russamento ed ipertensione gravidica è stato dimostrato da quasi tutti gli studi finora eseguiti. Altre relazioni tra russamento e patologie materno-fetali, come la preeclampsia ed il ritardo di crescita fetale intrauterina, sono più controverse, anche per l’esiguità di molte casistiche. Questo studio rappresenta quello col campione di donne più numeroso finora pubblicato su questo argomento, e supporta l’esistenza di una relazione dei sintomi di DRS con l’insorgenza di vari disturbi della donna in gravidanza (ipertensione, preeclampsia, diabete mellito), ma non col ritardo di crescita intrauterina.
I meccanismi alla base del rapporto del russamento e, possibilmente, di altri sintomi evocativi di DRS, con la patologia gravidica sono sconosciuti. Gli autori ipotizzano anzitutto che un’ipossia notturna intermittente, conseguente a DRS di cui i sintomi studiati siano un’espressione, faciliti l’insorgenza di ipertensione e preeclampsia inducendo disfunzione endoteliale. Però, è verosimile che solo poche delle donne studiate avessero una significativa ipossiemia nel sonno; infatti, i dati finora disponibili in letteratura sembrano mostrare che nell’ultimo trimestre di gravidanza, mentre il russamento ed altri sintomi di DRS sono frequenti, gravi desaturazioni conseguenti a DRS lo sono molto meno. Gli autori dell’articolo ci ricordano quindi che è possibile che anche il russamento e la limitazione di flusso, in assenza di apnee ostruttive ed ipossiemia, abbiano conseguenze in gravidanza, come suggerito da alcuni studi precedenti.
Sono molto pochi i dati in letteratura sugli effetti di DRS polisonnograficamente accertati in gravidanza, ma l’esistenza di un rischio collegato ad OSAS conclamata e a severa ipossiemia in gravidanza appare facilmente intuibile. Un’influenza del semplice russamento o della limitazione di flusso senza ipossiemia è invece molto meno scontata. Una dimostrazione più certa su un loro ruolo potrebbe derivare solo da studi che includano rilevamenti strumentali della respirazione durante il sonno che, nel dimostrarne oggettivamente la presenza, escludano al contempo la presenza di DRS più gravi. Infatti, come riportato dagli autori, non disponiamo di criteri di screening per DRS validati per la donna in gravidanza; il questionario di Berlino, ad esempio, in questa condizione sembra fornire molte false positività per l’OSAS. Se venisse definitivamente dimostrato un rischio associato a russamento e limitazione di flusso, un temporaneo trattamento con CPAP potrebbe essere offerto in caso di alcune patologie gravidiche, come l’ipertensione, e potrebbe probabilmente assicurare un miglior esito della gravidanza ad un elevato numero di donne.
A cura del Dr. Oreste Marrone