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Nei paesi industrializzati le infezioni respiratorie sono tra le più comuni cause di ricorso alla visita medica. Si presume che quasi un terzo di queste infezioni aggrediscono le basse vie respiratorie (LRTI), come la bronchite acuta, la riacutizzazione della BPCO, la polmonite acquisita in comunità e l'influenza. Molti fattori possono influenzare l'incidenza e l'epidemiologia delle infezioni respiratorie virali. A seconda del gruppo di età considerata, infatti, vi è una diversa incidenza delle varie specie virali, ed anche il tipo di ambiente (casa di cura, ospedale, caserma ecc.) può determinare il prevalere di una specie virale piuttosto che di un'altra.

L'epoca di comparsa dell'infezione, l'eventuale concomitante presenza di un'epidemia influenzale, la coesistenza di uno stato di immunodepressione, sia congenita sia acquisita, sono tutti fattori che possono intervenire a modificare i dati epidemiologici anche nell'ambito di uno stesso gruppo di età. A causa della mancanza di indagini sufficienti e valide riguardanti l'epidemiologia dei virus respiratori, il loro impatto sulla patogenesi delle LRTI è stato probabilmente sottovalutato per lungo tempo. Pertanto, ci potrebbero essere stati molti casi di inutile terapia antibiotica, in particolare nei casi di bronchite acuta o di riacutizzazione di BPCO, a causa di una presunta eziologia batterica.

A questo proposito, giova tuttavia ricordare che il comportamento prudenziale di prescrivere l'antibiotico nel corso di una sospetta infezione virale respiratoria non è del tutto censurabile: non è infatti esclusa in questi casi la presenza anche di batteri che, come è noto, non è sempre agevole evidenziare. A seguito della introduzione di procedure diagnostiche con maggiore sensibilità, come la polymerase chain reaction (PCR), è possibile rilevare in modo affidabile i virus respiratori e chiarire il loro ruolo nella patogenesi delle LRTI negli adulti. In relazione a quanto ho sopra esposto, la pubblicazione selezionata ha inteso mettere in evidenza l'impatto dei virus respiratori, nella finalità di comparare la frequenza di 8 virus rilevanti in 109 casi di pazienti ospedalizzati per LRTI e in 144 casi di soggetti sani (controllo) per mezzo della determinazione di infezione virale mediante sieroconversione e ricerca di anticorpi anti-virus (ELISA) in campioni di siero ripetute e per mezzo della diagnosi di infezione batterica in campioni respiratori, culture di sangue e urine.

Secondo lo studio citato, per quanto riguarda l'infezione, 49 furono i casi di pazienti con polmonite acquisita in comunità, 30 con bronchite acuta e 30 con BPCO riacutizzata. L'infezione virale fu riscontrata nell'82% delle infezioni delle basse vie respiratorie (e nel 22% dei casi riferentesi ai soggetti sani di controllo): i più frequenti patogeni virali si rivelarono il virus dell'influenza B (23%), l'adenovirus (16%) e il virus 3 della parainfluenza (12%); è importante sottolineare che infezioni con più di 1 virus furono accertati nel 63% (n = 57) dei pazienti affetti da LRTI con infezione virale, dato che rappresenta il 52% di tutti i pazienti con LRTI. Nessuna infezione da virus multipli fu rilevata nei controlli sani. I pazienti con polmonite acquisita in comunità furono più spesso infettati con l'adenovirus e il virus respiratorio sinciziale rispetto agli altri pazienti con LRTI.

L'incidenza di infezioni virali delle basse vie respiratorie che richiedono una ospedalizzazione è dunque alta e i dati indicano la necessità di sviluppare ulteriormente gli strumenti in grado di consentire una rapida ricerca dei più comuni virus e comportano contestualmente l'opportunità di considerare una terapia antivirale nei casi accertati di LRTI. E' giudizio comune che è spesso difficile formulare una diagnosi di certezza di polmonite virale sia nel bambino sia nell'adulto: i criteri diagnostici comunemente si avvalgono soprattutto di dati clinici ed epidemiologici piuttosto che di laboratorio.

Alcuni elementi possono orientare verso l'eziologia virale della polmonite (quadro radiografico, quadro clinico con sintomi extrapolmonari a tipo mialgie, cefalea, rinorrea, mancato isolamento di specie batteriche dalle secrezioni bronchiali), sebbene lo stesso quadro clinico può essere imputato ad altri agenti eziologici, quali Mycoplasmi, Chlamydie, Legionella sp., ecc. Si evince pertanto che l'incremento di indagini di laboratorio più raffinate e attendibili si rivelerà estremante utile nella definizione diagnostica di forme infettive respiratorie sostenute da virus.

A cura del Prof. Giovanni Puglisi