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Giova ricordare che il trattamento della tubercolosi latente (infezione da bacillo tubercolare in assenza di segni clinici, radiologici e batteriologici di malattia in atto), riduce sostanzialmente il rischio che l’infezione progredisca allo stadio di malattia ed è oggi considerata la misura più efficace per il contenimento e, in prospettiva, per l’eliminazione della malattia tubercolare. Si basa sull’esito del TST (intradermoreazione secondo Mantoux) o dell’IGRA (Interferon-Gamma Releasing Assay) e, allo stato attuale, prevede l'uso per la durata di nove mesi della isoniazide che rappresenta il farmaco di prima scelta per il trattamento della infezione tubercolare latente (la fase d’infezione non si traduce necessariamente in malattia, che si realizza solo nel 10-15 per cento di tutti gli infetti con punte del 60% nei soggetti con infezione HIV). Il dosaggio è, per gli adulti, di 5 mg/kg, fino ad un massimo di 300 mg/die; per i minori di 15 anni, di 10 mg/kg fino ad un massimo di 300 mg/die. Questo farmaco blocca la moltiplicazione dei bacilli tubercolari all’interno del polmone, impedendo che l’infezione si trasformi in malattia. Il principale effetto collaterale che può comportare questa profilassi è un’alterazione della funzionalità epatica che, sospendendo il farmaco, si normalizza rapidamente. Nel caso in cui il paziente sia intollerante all’isoniazide o che sia il contatto di un caso resistente ad essa, il trattamento preventivo può essere eseguito con rifampicina. La profilassi antitubercolare non necessariamente viene estesa a tutti i soggetti con Tubercolosi latente (importante è, tra l'altro, valutare il grado di risposta cutanea al test tubercolinico). Ad ogni modo, le strategie di eliminazione della Tubercolosi prevedono elementi che mirano a ridurre la prevalenza della infezione tubercolare latente, includendo elementi strategici come la terapia preventiva per le persone a più alto rischio di progressione dalla Tubercolosi latente alla Tubercolosi clinicamente attiva: sinteticamente, contatti casi recenti, soggetti HIV+, gli immigrati da paesi ad alta incidenza di Tubercolosi, i frequentatori di reparti ospedalieri, le case protette e i rifugi per senza tetto, gli anziani, i contatti familiari dei casi recenti di Tubercolosi. Per i bambini piccoli esposti al contagio, è bene iniziare subito il trattamento, indipendentemente dal risultato del test (che diventa positivo solo due mesi dopo l’avvenuto contagio). Le persone non appartenenti ad alcuno dei gruppi di rischio dovrebbero essere prese in considerazione per il trattamento della tubercolosi latente solo quando il diametro della Mantoux è =15 mm., ma questo assunto non trova una convinzione unanime nella comunità scientifica.

Il lavoro di Sterling et al, pubblicato sul New England Journal of Medicine proprio recentemente, frutto di uno studio multicentrico (Stati Uniti, Canada, Brasile e Spagna) rivela delle novità nel trattamento della Tubercolosi latente decisamente interessanti. Sono stati valutati e confrontati due regimi terapeutici destinati a persone ad alto rischio per Tubercolosi: un gruppo di 3986 soggetti è stato trattato con 900 mg di rifapentina+900 mg di isoniazide (terapia direttamente osservata una volta alla settimana) per 3 mesi; un altro gruppo di 3745 soggetti con 900 mg di isoniazide (autosommistrazione giornaliera) per 9 mesi.

I risultati si possono così riassumere: si sono sviluppati 7 casi di tubercolosi (0,19%) nel I gruppo (gruppo di soggetti in terapia combinata) e 15 (0,43%) nel II gruppo (gruppo di soggetti in terapia con sola isoniazide) e sono stati determinati i seguenti dati percentuali: tassi di completamento del trattamento profilattico 82,1% (I gruppo) e 69,0% (II gruppo), di interruzione del trattamento a causa permanente di un evento avverso 4,9% (I gruppo) e 3,7% (II gruppo), di epatotossicità valutati dallo sperimentatore correlati al farmaco 0,4% (I gruppo) e 2,7% (II gruppo). L'impiego di rifapentina più isoniazide per 3 mesi si è dunque rivelato nella prevenzione della tubercolosi efficace come il trattamento con la sola isoniazide per 9 mesi e ha permesso di ottenere un più alto tasso di completamento terapeutico preventivo. Lo studio segnalato merita ulteriori verifiche e approfondimenti,  tuttavia aggiunge un importante contributo al complesso percorso terapeutico della tubercolosi, una patologia che impone un'alta sorveglianza epidemiologica ed un impegno clinico costante.