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La marijuana è la sostanza psicoattiva più diffusa sia tra la popolazione adulta che tra i giovanissimi. In Italia, secondo l’ultima relazione annuale del Dipartimento delle Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio sullo stato delle tossicodipendenze, relativa a dati del 2016, circa un terzo della popolazione scolastica italiana della scuola secondaria ne ha sperimentato l’uso almeno una volta nel corso della propria vita. Circa 90.000 studenti riferiscono un consumo pressoché quotidiano della sostanza, mentre a farne un uso per così dire “problematico” sarebbero circa 150.000 studenti (1). In Italia, come in molti stati federali degli USA, si stanno approvando delle leggi che rendono legale l'uso medico e/o ricreativo della marijuana nella popolazione adulta. I potenziali effetti terapeutici della marijuana e dei suoi composti attivi, i cannabinoidi, come documentato in numerosi studi, hanno dimostrato la loro utilità nei pazienti sottoposti a chemioterapia per ridurre la nausea e il vomito, aumentare l’appetito e come antidolorifico nelle sindromi da dolore neuropatico cronico (2). Gli unici studi pubblicati sull'uso medico e l’efficacia della marijuana nei bambini e negli adolescenti, riguardano il trattamento delle crisi epilettiche refrattarie (3). Sebbene le procedure legislative per la legalizzazione non riguardino la popolazione adolescenziale, sta diventando sempre più diffusa, anche nella popolazione giovanile, l'opinione che la marijuana sia una droga dagli effetti terapeutici e dunque sicura e accettabile. Un'indagine conoscitiva condotta negli Stati Uniti, la National Survey on Drug Use and Health ha infatti recentemente documentato un declino della percentuale di adolescenti, tra i 12 e i 17 anni, che ritengono “ad alto rischio” il fumo di marijuana assunta una volta al mese o 1-2 volte a settimana, ed ha rilevato che la riduzione della percezione del “rischio” va di pari passo con l’incremento dell’uso di questa sostanza (4).
Come per le altre sostanze psicoattive, più il loro uso inizia in età adolescenziale, maggiore è la probabilità che si sviluppi la dipendenza in età adulta arrivando al 25-50% negli adolescenti che fumano marijuana ogni giorno (5).
L’uso ricreativo della marijuana nei giovani provoca effetti indesiderati quali la compromissione della memoria a breve termine e la diminuzione della concentrazione, dell’attenzione e delle capacità di problem-solving, effetti che interferiscono con l’apprendimento. Sono state inoltre ben documentate alterazioni nel controllo motorio, nel coordinamento, nella capacità di giudizio, nel tempo di reazione e nella capacità di orientamento, effetti potenzialmente in grado di determinare anche lesioni personali involontarie, specie in coloro che si mettono alla guida dopo consumo della sostanza.
Premesso che il cervello dell'adolescente, in particolare le aree della corteccia prefrontale che controllano le funzioni del giudizio e dei processi decisionali, non è ancora completamente sviluppato fino ai 20 anni di età, gli studi sul funzionamento cerebrale in giovani che usano marijuana regolarmente o intensamente (rispettivamente 10-19 volte al mese o più di 20 volte/mese) hanno mostrato potenziali anomalie nelle aree del cervello deputate al controllo della memoria (ippocampo) e al funzionamento e alla pianificazione esecutiva (corteccia prefrontale) (6).
Un recente studio prospettico condotto su una coorte di 1.037 individui di età tra i 13 ed i 38 anni ha dimostrato che i deficit cognitivi connessi all'uso a lungo termine della marijuana iniziato nell'adolescenza, non si normalizzano nell'età adulta, anche quando viene interrotto l'uso della sostanza. Inoltre, sono stati recentemente pubblicati studi longitudinali che collegano l'uso di marijuana a più alti tassi di disturbi mentali, come depressione e psicosi (6, 7).
Un altro rilevante problema riguarda il fumo passivo della marijuana che può essere dannoso per i bambini come per gli adulti e di cui sono stati ben documentati gli effetti negativi sulla salute e sulla funzione polmonare (8).
Il ruolo del medico, soprattutto dei pediatri, risulta fondamentale nel contrastare la percezione di sicurezza connessa all'uso ricreativo della marijuana a qualsiasi età e soprattutto in età adolescenziale. L’ambiente sanitario offre una eccellente opportunità per istruire e/o fare opportuno counseling nella prevenzione dell'uso delle sostanze a scopo voluttuario negli adolescenti e nei loro genitori che spesso non sono consapevoli dei problemi che il loro uso potrebbe comportare per la salute dei propri figli. Una tecnica motivazionale e/o di counseling consigliata ai pediatri dall'American Accademy of Pediatrics è la SBIRT (Screening Brief Intervention and Refferal for Treatment) (9), tecnica ben codificata negli adulti alcoolisti, ma che si è anche dimostrata utile per rafforzare l’astensione dall'uso di sostanze negli adolescenti e resistere alla pressione dei coetanei utilizzatori. In coloro che usano marijuana regolarmente e ad alte dosi, la SBIRT è inoltre utile per diagnosticare un disturbo mentale da uso di sostanze. Quindi l’intervento motivazionale breve può essere utilizzato sia per ridurre l’uso di marijuana, sia per indirizzare l'adolescente ad un trattamento più strutturato psico-comportamentale.
Fondamentale è anche l’approccio ai genitori che devono essere edotti sulla tossicità della marijuana e sulla influenza che il suo uso può determinare nei loro figli, ma anche sulle conseguenze, in termini di sicurezza, per neonati e bambini riguardo i rischi di ingestione e/o di fumo passivo.

Bibliografia

1. Dipartimento per le politiche antidroga. Presidenza del Consiglio dei Ministri. Link: politicheantidroga.gov.it
2. Aggarwal SK, Carter GT, Sullivan MD, et al. Medicinal use of cannabis in the United States: historical perspectives,current trends, and future directions. J Opioid Manag 2009;5:153-68.
3. Press CA, Knupp KG, Chapman KE. Parental reporting of response to oral cannabis extracts for treatment of refractory epilepsy. Epilepsy Behav. 2015;45:49-52.
4. Substance Abuse and Mental Health Services Administration. Results from the 2013 national survey on drug use and health: summary of national findings, NSDUH Series H-48, HHS Publication No. (SMA) 14-4863. Rockville, MD: Substance Abuse and Mental Health Services Administration, 2014. Link: https://www.samhsa.gov/data/sites/default/files/NSDUHresultsPDFWHTML2013/Web/NSDUHresults2013.pdf
5. Hall W, Degenhardt L. Adverse health effects of non-medical cannabis use. Lancet 2009;374:1383-91.
6. Schepis TS, Adinoff B, Rao U. Neurobiological processes in adolescent addictive disorders. Am J Addict 2008;17:6-23.
7. Evins AE, Green AI, Kane JM, Murray RM. The effect of marijuana use on the risk for schizophrenia. J Clin Psychiatry 2012;73:1463-8.
8. Cone EJ, Roache JD, Johnson RE. Effects of passive exposure to marijuana smoke. NIDA Res Monogr 1987;76:150-6.
9. Levy SJ, Williams JF; Committee on substance use and prevention. Substance use screening, brief intervention and referral to treatment. Pediatrics 2016;138:e20161210.